Chi siamo

Barbatoja

La Nostra storia.
Da 60 anni a Fetovaia

…con amore e rispetto per l’ambiente e per le sue tradizioni.
Nel 1955 una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze, arriva nel golfo di Barbatoja a bordo di una piccola imbarcazione. La spiaggia è una duna fiorita ricoperta da gigli bianchi e il paese si presenta come una grande vigna. Italo e Marisa Martinenghi si innamorano di questo angolo di paradiso, acquistano alcuni terreni per coltivare le vigne e ristrutturano un vecchio casolare.

Nel 1961, dopo la realizzazione della strada di collegamento con Marina di Campo, acquisiscono la concessione per il primo stabilimento balneare dell’Isola a cui danno il nome del golfo: Barbatoja. La famiglia cresce e si stabilisce sull’Isola, prendono così vita la Pizzeria, il Ristorante-Bistrot sulla spiaggia, i parcheggi e le Case Vacanza.

Nel 2019 prendono il via i lavori di rinnovo con l’utilizzo di materiali naturali tipici della tradizione elbana, come la stuoia per gli ombrelloni, il castagno, il bambù e la juta per il ristorante-bistrot, per i pergolati delle case vacanza e per le strutture dei parcheggi. Nel 2020 vengono riportate alla luce, nell’area dei parcheggi, le antiche vigne con l’impianto delle viti di Ansonica.

La storia di Fetovaja

La spiaggia delle tartarughe

…un tempo era la baia dei delfini innamorati.

Riparata dalla maestosa Punta di Fetovaia, una lingua di terra lunga circa 1 km ricoperta da lentischi, pini e rosmarini, la spiaggia è nota per essere una delle più belle dell’isola per la sua sabbia granitica bianca bagnata dal mare turchese. E’ conosciuta anche come la baia dei delfini innamorati, che ancora oggi si incrociano al largo della famosa punta.

Un tempo questi cetacei facevano nascere qui i loro cuccioli favoriti dai bassi fondali e dalla mite temperatura dell’acqua che rendeva il golfo un’incubatrice ideale. Ma nel 2023 Fetovaia ha festeggiato un altro straordinario evento: la nascita di oltre 100 piccole tartarughe venute alla luce sulla spiaggia grazie anche all’aiuto dei volontari di Legambiente, coordinati dai ricercatori dell’Arpat, dell’Univerità di Pisa e di Siena.

Le uova sono state deposte da mamma Carretta in 2 momenti diversi in piena stagione balneare, sotto gli occhi increduli dei turisti che si trovavano sulla spiaggia nelle prime ore del mattino.